Un po’ di storia

I primi concetti alla base dell’IoT sono stati abbozzati nel 1982, quando alcuni ricercatori della Carnegie Mellon University hanno applicato sensori e connessione in rete a un distributore di bibite dell’Ateneo per conoscerne lo stato di funzionamento.

Qualche anno più tardi i concetti erano ripresi in un articolo divulgativo di Mark Weiser, Chief Scientist dello Xerox Parc, The computer of the 21st Century pubblicato su Scientific American e, in modo più rigoroso, da Reza Raji nel 1994 sulla rivista tecnica dell’Ieee. In quest’ultimo articolo, Raji accenna alla possibilità d’integrare in rete e automatizzare una grande gamma di cose che vanno dagli elettrodomestici di casa alle fabbriche.

Il termine attuale di Internet of Things accompagna i primi sviluppi della tecnologia RFID (radio-frequency identification), pensata per facilitare la gestione degli oggetti da parte dei computer. Successivamente, l’utilizzo è stato esteso a qualsiasi oggetto capace di interagire in rete, cioè partecipare alla creazione di processi digitalizzati, flessibili e intelligenti.

Cosa vuol dire internet of Things?

Il nome Internet of Things (IoT) è un neologismo utilizzato nell’ambito delle telecomunicazioni, un termine di nuovo conio nato proprio dall’esigenza definire la connessione di oggetti reali ad internet.

In Italiano, Internet delle Cose, nonché l’insieme delle tecnologie che permettono di collegare ad internet qualunque tipo di apparato; lo scopo di questo tipo di soluzioni è quello di monitorare, controllare e successivamente trasferire informazioni per poi svolgere azioni conseguenti.

  • IoT è ad esempio un frigorifero che ordina il latte quando “si accorge” che è finito.
  • IoT è una casa che accende i riscaldamenti appena ti sente arrivare.
  • IoT è un rilevatore collocato in una strada che può controllare i lampioni e sapere se la lampadina al loro interno funziona.

L’ internet delle cose permette di unire il mondo reale a quello virtuale

L’internet of things è reso tale dalla possibilità di utilizzare la connessione di rete. In una fase primaria, i dispositivi erano in grado di effettuare data collection solo in alcuni ambiti applicativi. Come? Attraverso sensori che rilevavano le informazioni e le trasformavano in dati digitali. Parliamo di dispositivi che in forme e modalità venivano interrogati manualmente, quindi attraverso un’organizzazione della data collection che non appoggiava ad una rete. Il passaggio dalla sensoristica all’internet of things è data dalla connessione ad una rete: il sensore rileva i dati dell’oggetto e mette in rete questi dati. 

Possiamo parlare di diversi passaggi di evoluzione dell’internet delle cose e definirli come segue:

  1. Dispositivi che sono connessi in rete e in grado di rilevare e comunicare i dati
  2. Dispositivi che sono connessi in rete e sono in grado di rilevare varie tipologie di dati che trasferiscono
  3. Dispositivi che sono connessi in rete e sono in grado di effettuare un primissimo livello di elaborazione (selezione) dei dati a livello locale per trasferire solo i dati che corrispondono a determinati requisiti.
  4. Dispositivi che sono connessi in rete e sono in grado di raccogliere dati, effettuare un primo livello di selezione e di effettuare azioni in funzione di indicazioni ricevute.
  5. Dispositivi che sono connessi in rete e sono in grado di rilevare dati, di selezionarli, di trasmettere solo quelli necessari al progetti nel quale sono coinvolti, di effettuare azioni sulla base delle indicazioni ricevute e di effettuare azioni in funzione di una capacità elaborativa locale.

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